La vocalità - Mario Del Monaco

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L'uomo

La vocalità che fa la differenza

Come è noto, i compositori di Opere liriche, nello scrivere le loro Opere, hanno ben delineato i vari personaggi, attribuendo ad ognuno di essi la vocalità che era nelle loro intenzioni espressive. Compito dell’interprete, in possesso delle caratteristiche vocali rischieste, era poi quello di riprodurre la parte nel miglior modo possibile. Per restare nella corda del tenore, abbiamo Opere che richiedono un tenore lirico, lirico spinto o drammatico.


Il grande pregio della vocalità di Mario Del Monaco è stato quello di essersi espressa ai massimi livelli nei ruoli di un po’ tutte le vocalità. Seguendo l'evoluzione della sua carriera troviamo Del Monaco che sa passare dalla vocalità del tenore lirico a quella del lirico spinto, poi drammatico ed eroico. Grazie alla duttilità della sua voce ricca di armonici, al controllo magistrale dell'organo vocale, ad un costante perfezionamento della tecnica, sostenuto da una non comune intelligenza musicale applicata allo studio dello spartito e del personaggio, Del Monaco ebbe il merito di entrare perfettamente in ogni ruolo. Era una sorta di simbiosi che risultava talmente vera da coinvolgere al massimo lo spettatore, trasformando ogni recita in un enorme successo personale.Infatti il pubblico, quando cantava Mario Del Monaco, non andava più a sentire quell’Opera, ma andava a sentire Mario Del Monaco in quell’Opera. In altre parole l’attrazione principale non era più solo l’Opera che ci si accingeva ad ascoltare ma era l’interprete ad attirare il pubblico, sempre sicuro che le estenuanti attese davanti ai botteghini per ottenere il biglietto, sarebbero state ripagate dalla singolare e spettacolare interpretazione che Mario Del Monaco avrebbe dato al personaggio.


E Mario Del Monaco non ha mai deluso le attese: il suo fascino vocale, la serietà professionale, la certosina accuratezza, non solo nello scavare nel personaggio ma anche nella ricercatezza del trucco, che egli stesso curava nei minimi dettagli, gli valevano immancabili successi personali, di una entità oggi non immaginabile.


Il grande pregio di questo singolare artista è da ricercare nel fatto che, a differenza di altri tenori, si è distinto ed è emerso non solo per la straordinaria potenza vocale ma per l'intelligenza e l'originalità dimostrate nel ricercare e nell’"inventare" una vocalità nuova, diversa, evidenziando un fraseggio scolpito, chiaro e un declamato mai uditi prima . La sua voce di volta in volta assumeva un colore ed una veemenza fino ad allora sconosciuti. Il pubblico lo comprese subito, mentre i critici, dall’alto della loro conoscenza tradizionalista, rimasero sconcertati fino allo scetticismo di fronte a questo nuovo modo di cantare. Alcune loro conclusioni, decisamente frettolose, furono poi clamorosamente smentite dai fatti, specialmente quando profetizzarono, al giovane tenore agli inizi di carriera, un rapido declino: “Con questo modo di cantare, tutto di fibra, durerà al massimo uno, due anni” dicevano….


......In realtà Del Monaco cantava sul fiato. Il suo non fu mai un canto di fibra: con il suo sistema, facendo tesoro dell'esperienza con Melocchi, riusciva ad appoggiare i suoni su un diaframma allenato da vocalizzi particolari mettendo la voce ben in maschera ed ottenendo una emissione omogenea che gli consentiva di salire alle note acute conservando una prodigiosa eguaglianza. Così Mario Del Monaco sbaragliò ogni errata affermazione e, per 35 anni, non solo cantò Opere assai impegnative nei maggiori grandi teatri del mondo con costanti storici trionfi ma ebbe la grande soddisfazione di cantare l’Otello di Giuseppe Verdi per ben 427 volte. Debuttò in questo ruolo giovanissimo, il 21 luglio 1950 al Teatro Colon di Buenos Aires, contrariamente a molti suoi colleghi, anche illustri che si cimentarono in questo titanico ruolo solo sul finire della carriera. Grazie alla sua atipica conformazione vocale egli fu di questo personaggio il più grande interprete di tutti i tempi, tuttora insuperato. Altri grandi tenori del ‘900 non si avvicinarono mai a questo ruolo in teatro limitandosi ad incidere alcuni brani (romanze e duetti) senza nemmeno registrare l’intera Opera. Certamente la vocalità di Del Monaco è da ricondurre a quella dei tenori eroici, quella vocalità tanto cara a Giuseppe Verdi che prediligeva le voci calde dal colore brunito.


Ernani

Infatti le Opere verdiane non hanno mai avuto interprete migliore, come può confermare l'ascolto di Del Monaco in “Un Ballo in maschera”, “Aida”, “Forza del destino”, “Trovatore”, "Ernani". Ovviamente una vocalità così straordinaria trovava anche in Cilea, Giordano, Bellini, Bizet, Mascagni, Puccini, Zandonai, Ponchielli, Saint-Saens, Wagner e praticamente in ogni Compositore illustre, il terreno adatto per esprimersi al meglio.Vorrei tornare, infine, ancora sul suo Otello verdiano.


Otello infatti è un personaggio atipico, che richiede una vocalità straordinaria, una vocalità che solo Mario Del Monaco possedeva al punto da soddisfare appieno il dettato verdiano. Essendo anch'egli un atipico ha saputo, grazie alla sua intelligenza, piegare l'organo vocale alle richieste di una vocalità ostica che richiede un colore di voce baritonale e acuti squillanti, che altri non erano mai riusciti ad avere. Il risultato è che ancora oggi l’Otello di Mario Del Monaco rimane scritto nel libro d’oro di ogni teatro dove è stato rappresentato e le testimonianze discografiche in studio e “live” hanno immortalato per i posteri una esperienza artistica di ineguagliabile pregio.


 
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